martedì 10 luglio 2007

Capitolo V


Stoffe keniote

Marta aspettò qualche minuto per essere certa che Seamy e Rank non stessero per picchiarsi nuovamente.
Rank parlava poco, ma i suoi gesti e quelle rare parole, erano vere e proprie armi. Una guerra nella guerra.
E Marta aveva le mani alzate da anni, ormai.
Prese in braccio Sofia, che sembrava improvvisamente serena, quasi comprendesse l'inquietudine che Marta lasciava trapelare da ogni sospiro.
La macchina di Seamy e Rank era ormai lontana.
Marta si fece coraggio ed aprì la porta di casa.
"Sofia, adesso devi promettermi che non emetterai un suono, che starai in silenzio come facevamo a casa di tuo nonno, quando giocavamo in giardino."
La bambina annuì, accennando un piccolo, debole sorriso.
L'autobus sul quale salirono era vuoto. C'era solo una vecchia signora che aveva lo sguardo perso nel vuoto, oltre il finestrino.
Sofia stringeva la mano di Marta, che aveva il volto rigato dalle lacrime. Piangeva senza alcun rumore, o sussulto.
Quel pianto cullava consapevolezza, rimorsi, e tanti altri sentimenti da troppo inesplorati. Per Marta quel momento era come un ospite atteso da ore che finalmente suonava alla porta.
Seamy l'avrebbe ammazzata se solo si fossero incontrati di nuovo, e non era un modo di dire. L'avrebbe picchiata, e picchiata ancora. Seamy poteva uccidere, Marta ne era certa, ma non aveva più paura.
O forse, più semplicemente, non voleva più averne.
"Grazie" sussurrò Sofia.
Marta trasalì quando sentì quella parola. Sei lettere pesanti come grandine.
Fu un regalo. Un altro ospite atteso che bussava alla sua porta.
Su quell'autobus vuoto, Marta sorrise dopo anni.



Alice Cantinari, la sorella di Giorgio, amava le stoffe. Di qualsiasi provenienza: inglesi, cinesi, africane.
Amava i colori, le trame dei vestiti, ma anche arazzi e carte da parati stravaganti.
Era considerata la più frivola della famiglia, da tutti. Anche sua nipote, Aurora, la riteneva sciocca, affatto brillante. Lei ne era consapevole. Le sembrava quasi di udirli certi commenti, ma non se ne era mai preoccupata più di tanto.
Alice Cantinari era serena. Ed era l'unica della famiglia ad esserlo.
Nè Giorgio, nè Lara, nè Aurora erano sereni. I Cantinari erano persone tormentate, da generazioni.
Ma Alice era diversa, e quella diversità dava molto fastidio ai suoi consanguinei.
Quel pomeriggio stava passeggiando vicino casa di suo fratello, quando vide da lontano una donna che teneva per mano una bambina.
Lei le conosceva bene entrambe.
Marta era stata introdotta a Villa Cantinari proprio da Alice.
"Marta!"
Quel nome rimbombò nella via come uno sparo.
Sofia si girò di scatto e urlo "zia!", con la prontezza di un riflesso fisico.
Marta restò immobile mentre sentiva i passi della donna sempre più vicini.
Continuò a darle le spalle, finchè non sentì la voce dell'anziana signora proprio dietro di lei.
Le due donne si guardarono e in pochi secondi Marta capì che la sorella del signor Giorgio non sapeva nulla. Nello sguardo di Alice non galleggiavano interrogativi, non c'era stupore nè rimprovero. Era uno sguardo, solo uno sguardo.
L'abitudine di tenere Alice fuori dalla questioni di famiglia era radicata in Villa Cantinari, quasi quanto l'assenza di affezioni di alcun tipo.
Le domande, superficiali e non interessanti di Alice si susseguivano, mentre Marta si chiedeva quale fosse la cosa giusta da fare.
Contro ogni logica decise di parlare.
Alice era stupida, a volta anche priva di tatto, ma non era come il signor Giorgio, pensò Marta.

"Sto riportando Sofia a casa. L'abbiamo rapita. Io e Seamy."

Una frase secca. Decisa.
Silenzio.
Sofia passava lo sguardo dalla zia a Marta, come fosse una danza.
I lineamenti di Alice sembravano dipinti. La donna rimase immobile.
Il pianto di Marta era colorato, pensò Alice Cantinari.
Marta era blu, blu scuro. Ma non blu notte, ancora più intenso, quasi nero.
E quella storia era grigia, tendente all'argento con riflessi color petrolio.
Marta disse a Sofia di allontanarsi, e le diede delle monete con cui giocare. Poi iniziò a parlare. E non smise finchè non ebbe finito di raccontare tutto, ma proprio tutto.
Era una situazione irreale.
Raccontò di Seamy, di Rank, di quelle lettere, e degli abusi del signor Giorgio.
Dell'incapacità di Aurora di ribellarsi, di amare se stessa e anche sua figlia.
E dell'omicidio. L'omicidio di Marco. Quel Marco, il vero padre di Sofia.
Il Marco che amava le rose quanto amava Aurora.
Il viso di Alice non era più così fermo. I colori erano tanti, troppi. Una trama vistosa, appariscente, scomoda.
Non si parlava più solo di un segreto.
Omicidio.
Quella parola era bagnata di sangue.
La vita era un susseguirsi di accostamenti cromatici buffi, a volte sbagliati, altre sorprendenti.
"Oggi commoventi. Oggi toccanti", pensò Alice.
Ed ebbe una piccola visione.
Pensò ad alcune stoffe keniote, che viste da vicino sembrano macchie di colore accostate senza criterio.
Finché le hai tra le mani, sotto gli occhi, non puoi capirne il disegno. E' quando ti allontani che tutto prende forma. A metri di distanza il disegno è chiaro, e quei colori insieme hanno senso.
Alice si disse che quei colori meritavano un gesto diverso dal solito. Non l'indifferenza di sua madre Lara, nè il freddo distacco celato da formale cortesia di suo fratello Giorgio.
Ci voleva qualcosa di forte.
Marta, asciugandosi il viso con un fazzoletto, attendeva una risposta, un gesto. Non sapeva cosa aspettarsi.
"Ti hanno mai parlato di Adelaide Ametisti?"
Marta non aveva mai sentito quel nome.
"Vieni con me".
Prendendo per mano Sofia, le due donne si incamminarono verso un grande gardino che si scorgeva in fondo alla strada.
"E' questo il momento" disse tra sé e sé Alice Cantinari.
Pensò alla freddezza con cui aveva trattato il lutto di sua nipote, Aurora, e a quanto il carattere di suo fratello fosse contagioso, come una sorta di virus.
Ma quello era il momento. Il famoso "cambiamento" di cui molte persone parlano.
Mentre camminavano Sofia guardò la zia e disse "Andiamo da mamma?".
Entrambe le donne dissero di sì, senza distogliere lo sguardo dal verde che avevano di fronte.
Da lontano sembrava un semplice parco, ma sulla destra si scorgeva un grande albero.
Una bellissima quercia.
La quercia di Aurora.

9 commenti:

Lajey ha detto...

Molto bravo, Gà. La faccenda si complica ancora..e ora 'sta Adelaide chi mai sarà?!?!

A chi tocca adesso?
Dal 12 al 18 sarò in minifuga, quindi non contate su di me!

Mi dispiace non poter giocare, ma una minifuga è pur sempre una minifuga! ^__^!

Anonimo ha detto...

No problem Igi!
Dovrebbe toccare a Sergio, che dovrà leggersi tutti i capitoli precedenti...vediamo...
Altrimenti aspettiamo il tuo ritorno per il secondo e ultimo giro.;)

Pikolo ha detto...

mi è piaciuto davvero tanto. è strano veder vivere per mano d'altri dei personaggi che hai creato e vederli respirare e osservare qualcosa di nuovo e vivere una vita di cui non sei più l'artefice, il creatore..è qualcosa di stupendo..e rimani li a seguire le vicende dei personaggi che haqi creato (vabbè io solo alice)..e li vedi muoversi, cammianre, parlare, ne scopri ricordi, sensazioni, gusti, stoffe keniane...e sorride incessantemente e sei felice..come se una tua creatura, un tuo figlio avesse lasciato il nido e avesse incominciato a volare (vabbè ...ora col trip del volo basta!)
mi + piaciuto davvero tanto! bravo gabriele!
non vedo l'ora di scopreire il segreto di adelaide!
buonanotte a tutti!

Anonimo ha detto...

Sono contento ti sia piaciuto, Alice mi aveva colpito subito!
Ho riscontrato non poche difficoltà...è più difficile di quanto mi ricordassi! *_*

Ora voglio sapere anch'io chi è Adelaide!
:)

Pikolo ha detto...

io non ne ho proprio idea....
masoprattutto che fine hanno fatto seamy e rank? e poi si chiamano simone e raniero o sono davvero i loro nomi? rapiranno le tre donne alla quercia o sulla collina scenderanno degli alieni guidati dalla signora adelaide?
non vedo l'ora di scoprire tutto (ovviamente spero nel buon senso del lettore nel non prendere sul serio gli spunti suddetti)

Pikolo ha detto...

ma ora chi continua?

Anonimo ha detto...

ottimo gabriele...e adelaide ametisti...già me la immagino ammantata di visone anche ad agosto....
avanti il prossimo
Alessio

Anonimo ha detto...

Ho avuto conferma da Sergio che è alle prese con il sesto capitolo. Entro mercoledì, massimo giovedì sarà online.;)

Anonimo ha detto...

Ga', come al solito bravissimo!
E poi, non sapendo l'ordine (perché non mi era venuto in mente di leggere i commenti!!) non sapevo fossi tu.
Ovviamente mi si è chiarificato tutto leggendo il nome ADELAIDE. Non potevi che essere tu! :)
BRAVI TUTTI, COMUNQUE
Dario, tu soprattutto, non ti preoccupare, il tuo capitolo era molto bello.
Lungo, sì, ma secondo me di grande respiro, aperto, semplice e soprattuto ancora, di grande utilità alla storia.
Ho consegnato il mio capitolo VI a Ga', che dovrebbe provvedere a pubblicarlo.
non ho capito una cosa: ma allora facciamo due giri?

baci a tutti
Sergio