Punto di svolta
Un cobra prima di sferrare il morso mortale, si aggira per la selva silenzioso, non gonfia il collare, non sibila, non si erge minaccioso.
Alfredo Santojanni sapeva far questo, sapeva addentrarsi nei meandri della società silenziosamente, avvicinandosi alle proprie prede senza che queste si accorgessero del veleno che lui avrebbe inoculato nella loro vita.
Seamy , Rank, Marta, Giorgio Cantinari, Aurora, persino la piccola Sofia, erano tutte vittime sue, tutti piccoli ratti di cui si stava nutrendo.
“Ancora qualche ora, Adelaide, ed il cerchio si chiuderà”.
Mentre si rimetteva in ordine Adelaide pensava alla grande quantità di soldi che questa storia le avrebbe fruttato, e al potere, unico dio che sia lei, sia Alfredo adoravano.
Era stato facile abbindolare quell’ammasso di disperati e drogati, Rank e Seamy, due fratelli mentalmente instabili, che si facevano di qualsiasi sostanza potesse aiutarli a diventare più cattivi, Marta, un’idiota, asservita e sottomessa, incapace di prendere una decisione di qualsiasi tipo; con astuzia e qualche promessa Alfredo era riuscito a convincerli che rapire la piccola Cantinari sarebbe stato un affare per tutti: il ratto pensa sempre di essere libero anche negli istanti successivi al morso.
Ora tutto stava andando nel migliore dei modi: quella povera disgraziata di Marta stava addirittura riportando la piccola a casa e Seamy era ad un passo da farle saltare le cervella.
Dalla finestra dell’ala ovest di villa Cantinari i due démoni vedevano avvicinarsi Marta, e la piccola Sofia che a stento teneva il passo nervoso, dietro di loro arrancava la vecchia gattara miliardaria.
Ad un tratto dall’altro capo del viale, un’auto a grande velocità punta le tre donne.
“Seamy rallenta! Le ammazzi così! Ci ammazziamo così!”
In un attimo, pochi fotogrammi, stridore di pneumatici, polvere,odore acre.
Il giorno dopo i giornali riportavano la notizia: “strage a villa Cantinari, in un tentativo di rapimento due malviventi investono la piccola Sofia Cantinari e la sua tata. I due attentatori muoiono nell’impatto dell’auto contro una grossa quercia del giardino, la tata, la signora Marta Zupanovic, è stata sbalzata assieme alla piccola Sofia. La donna muore sul colpo, la bambina è ricoverata in rianimazione all’ospedale Sacro Cuore.
Ad assistere alla scena l’anziana zia, la quale non ha rilasciato nessuna dichiarazione.”
Aurora era furibonda, tutto quel clamore, quei fari puntati sulla sua famiglia la indignavano.
-“Avremmo preferito una soluzione meno tragica di questa vicenda, onorevole.”
-“Signora Cantinari, lei capisce da sé che è stato tutto assolutamente imprevedibile; le nostre fonti ci avevano avvisato che si trattava di squilibrati, ed in questi casi è difficile prevedere le mosse. Ad ogni modo la piccola Sofia, anche se in gravi condizione è fuori pericolo, e questo mi sembra la cosa più importante non trova?”
-“Certo- rispose Aurora- ha comunque svolto un buon lavoro, onorevole, le siamo grati, avrà come avevamo concordato, quello che desidera, ma mi raccomando, metta tacere tutti questi giornalisti.”
Alfredo Santojanni era soddisfatto: aveva morso tutti i topi i quali, uno ad uno stavano soccombendo al suo veleno.
Sofia era intubata, respirava a stento, sul suo viso e sul suo corpo macchie viola d’ematomi; i dottori tuttavia avevano sciolto la prognosi, la bambina era fuori pericolo, ci sarebbe voluto un po’ di tempo, ma sarebbe guarita.
All’ospedale, accanto a lei, c’era solo la zia Alice, le accarezzava la testa e ripeteva litanie, quasi stordendosi per non avvertire il dolore, quasi pregando per allontanare forze maligne.
-“Zia grazie, ora puoi andare”- disse Aurora con un tono garbato ma freddo-“resto io con la piccola, aspetto che passi il medico per il controllo”.
Alice la guardò senza dire nulla, per lunghi attimi fissò i suoi occhi, immerse la sua anima nello stagno secco di Aurora, capì che doveva parlare, doveva dire quello che era stato veramente, doveva preservare qualcosa di quella famiglia, le trame colorate assunsero nella sua mente sembianze di un arazzo, si intessevano disegnando le scene delle loro vite, un ultimo capolavoro, come quello di Bayeux.
“Io so-disse l’anziana zia-io so tutto”.
Alfredo Santojanni sapeva far questo, sapeva addentrarsi nei meandri della società silenziosamente, avvicinandosi alle proprie prede senza che queste si accorgessero del veleno che lui avrebbe inoculato nella loro vita.
Seamy , Rank, Marta, Giorgio Cantinari, Aurora, persino la piccola Sofia, erano tutte vittime sue, tutti piccoli ratti di cui si stava nutrendo.
“Ancora qualche ora, Adelaide, ed il cerchio si chiuderà”.
Mentre si rimetteva in ordine Adelaide pensava alla grande quantità di soldi che questa storia le avrebbe fruttato, e al potere, unico dio che sia lei, sia Alfredo adoravano.
Era stato facile abbindolare quell’ammasso di disperati e drogati, Rank e Seamy, due fratelli mentalmente instabili, che si facevano di qualsiasi sostanza potesse aiutarli a diventare più cattivi, Marta, un’idiota, asservita e sottomessa, incapace di prendere una decisione di qualsiasi tipo; con astuzia e qualche promessa Alfredo era riuscito a convincerli che rapire la piccola Cantinari sarebbe stato un affare per tutti: il ratto pensa sempre di essere libero anche negli istanti successivi al morso.
Ora tutto stava andando nel migliore dei modi: quella povera disgraziata di Marta stava addirittura riportando la piccola a casa e Seamy era ad un passo da farle saltare le cervella.
Dalla finestra dell’ala ovest di villa Cantinari i due démoni vedevano avvicinarsi Marta, e la piccola Sofia che a stento teneva il passo nervoso, dietro di loro arrancava la vecchia gattara miliardaria.
Ad un tratto dall’altro capo del viale, un’auto a grande velocità punta le tre donne.
“Seamy rallenta! Le ammazzi così! Ci ammazziamo così!”
In un attimo, pochi fotogrammi, stridore di pneumatici, polvere,odore acre.
Il giorno dopo i giornali riportavano la notizia: “strage a villa Cantinari, in un tentativo di rapimento due malviventi investono la piccola Sofia Cantinari e la sua tata. I due attentatori muoiono nell’impatto dell’auto contro una grossa quercia del giardino, la tata, la signora Marta Zupanovic, è stata sbalzata assieme alla piccola Sofia. La donna muore sul colpo, la bambina è ricoverata in rianimazione all’ospedale Sacro Cuore.
Ad assistere alla scena l’anziana zia, la quale non ha rilasciato nessuna dichiarazione.”
Aurora era furibonda, tutto quel clamore, quei fari puntati sulla sua famiglia la indignavano.
-“Avremmo preferito una soluzione meno tragica di questa vicenda, onorevole.”
-“Signora Cantinari, lei capisce da sé che è stato tutto assolutamente imprevedibile; le nostre fonti ci avevano avvisato che si trattava di squilibrati, ed in questi casi è difficile prevedere le mosse. Ad ogni modo la piccola Sofia, anche se in gravi condizione è fuori pericolo, e questo mi sembra la cosa più importante non trova?”
-“Certo- rispose Aurora- ha comunque svolto un buon lavoro, onorevole, le siamo grati, avrà come avevamo concordato, quello che desidera, ma mi raccomando, metta tacere tutti questi giornalisti.”
Alfredo Santojanni era soddisfatto: aveva morso tutti i topi i quali, uno ad uno stavano soccombendo al suo veleno.
Sofia era intubata, respirava a stento, sul suo viso e sul suo corpo macchie viola d’ematomi; i dottori tuttavia avevano sciolto la prognosi, la bambina era fuori pericolo, ci sarebbe voluto un po’ di tempo, ma sarebbe guarita.
All’ospedale, accanto a lei, c’era solo la zia Alice, le accarezzava la testa e ripeteva litanie, quasi stordendosi per non avvertire il dolore, quasi pregando per allontanare forze maligne.
-“Zia grazie, ora puoi andare”- disse Aurora con un tono garbato ma freddo-“resto io con la piccola, aspetto che passi il medico per il controllo”.
Alice la guardò senza dire nulla, per lunghi attimi fissò i suoi occhi, immerse la sua anima nello stagno secco di Aurora, capì che doveva parlare, doveva dire quello che era stato veramente, doveva preservare qualcosa di quella famiglia, le trame colorate assunsero nella sua mente sembianze di un arazzo, si intessevano disegnando le scene delle loro vite, un ultimo capolavoro, come quello di Bayeux.
“Io so-disse l’anziana zia-io so tutto”.

4 commenti:
O
MIO
DIO!!!
Mi è morta la Zupanovic!!!
Non me l'aspettavo! Poverina!
:'(
Grandissimo Alessio!
Ooooooh, finalmente la falce impietosa è calata su questo quadretto surreale di cattivi da strapazzo! Sono contenta!
A me solleticava l'idea di un fucile a canne mozze che spara e va a bersaglio sul lungo viale alberato, ma poi ho pavidamente cambiato idea!
Bravo Alessio! hai tolto di mezzo quei personaggi ormai rinsecchiti!
Rimangono alcune cosucce da spiegare e sono proprio curiosa di vedere cosa si inventerà il prossimo Autore! A chi tocca?
Ah, e poi dovremo decidere cosa fare con agosto di mezzo.. si continua o andiamo in pausa estiva?
deduco che siamo in pausa estiva, o meglio, Dario ha deciso così!:D
Scherzo, aspettiamo il suo capitolo senza fretta.
E buon Ferragosto.;)
Che si fa???
mettiamo la parola fine alle sofferenze di questi personaggi in cerca di una conclusione?
dai, almeno possiamo iniziare una nuova storia!
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