Il lungo viale in terra battuta che conduceva a Villa Cantinari e gli alti cipressi ai lati della strada avevano assunto, nella luce del tardo pomeriggio, un’aria densa, quasi da quadro a olio.
La polvere che il vento leggero faceva alzare dal viale partecipava a creare questa atmosfera sospesa, surreale, anche se Marta non ci badava.
In una giornata normale non avrebbe perso tempo a notare questi dettagli, quindi, in un momento come quello presente, era ancora meno disposta a lasciarsi distrarre da queste sciocchezze, assalita com’era dal pensiero che Seamy e Rank dovevano ormai essersi accorti della loro fuga.
L’ansia aveva finito di dilaniarle la bocca dello stomaco e aveva iniziato a morderle le ginocchia che, tremanti, si piegavano ad ogni passo.
Nonostante ciò, Marta continuava a camminare abbastanza speditamente: ora doveva affrontare una lunga serie di problemi. Il primo di questi era senza dubbio il confronto con la famiglia Cantinari e sapeva bene che non sarebbe stato facile, avrebbe pianto, ne era certa.
Subito dopo, nella lista delle cose da affrontare c’era l’opprimente presenza di Seamy, l’uomo che aveva creduto di amare e che era senza dubbio già partito al loro inseguimento.
Marta poteva quasi sentire il fiato di quel mostro senza scrupoli lambirle il collo e con questo pensiero aggrappato alla coscienza, si voltò di scatto per guardarsi alle spalle. Sul viale non c’era nessuno se non Alice Cantinari che arrancava appena qualche passo dietro di lei.
Marta, persa tra i suoi cupi pensieri, aveva quasi dimenticato la presenza dell’anziana signora e a quel punto rallentò il ritmo della sua camminata per lasciarle il tempo di coprire la breve distanza che le separava.
«Ho sempre pensato che fossi una donna forte» disse la donna mentre le si affiancava «e invece hai accettato di partecipare al rapimento di Sofia» continuò guardandola con disprezzo «alla fine, però, ti sei tirata indietro proprio quando le cose cominciavano a mettersi bene per voi. Non capisco».
Il suo sguardo era carico di rimprovero e tanto più i due piccoli occhi azzurri continuavano a rimanere piantati in quelli di Marta, più lei sentiva montarle dentro il disagio.
Marta non riuscì a sopportare ancora a lungo quello sguardo e volse la sua attenzione a Sofia, qualche metro più avanti. La bambina, finalmente libera dalla sua prigionia e ignara dell’ombra cupa di Seamy e Rank che ancora gravava su di loro, correva verso la villa, felice di poter riabbracciare la sua famiglia.
«Non rispondi, eh?» proseguì Alice con un tono sempre più aspro.
«E cosa dovrei dire?» rispose Marta con tono altrettanto sprezzante.
«Potresti cominciare con lo spiegarmi come mai hai cambiato idea. Perché hai tradito Seamy e sei fuggita con Sofia?» il tono di Alice aveva cambiato forma e colore, da gelido e rosso sembrava si stesse lentamente addolcendo, doveva essere stata la presenza del nome di Sofia nella frase.
«Mi è venuto in mente all’improvviso un pensiero» rispose Marta, adeguando il suo tono a quello di Alice «Ho pensato che in fondo serve così poco a far felici le persone e, nonostante sia una cosa così semplice, nessuno lo fa mai. Tutti troppo presi a guardare alla propria di felicità».
Alice si sorprese per questa risposta, evidentemente si aspettava qualcosa di diverso.
Dato il silenzio dell’anziana signora, fu Marta a proseguire.
«Chi è Adelaide Ametisti?»
«Adelaide è una persona che penso possa aiutarti ad uscire da questo pasticcio. È l’unica persona che conosco che abbia ascendente su mio fratello Giorgio. Nemmeno la povera Lara aveva un tale potere» rispose Alice «Prima, però, bisogna sentire che cosa intende fare Aurora» e così dicendo accennò con la testa all’enorme villa che si stagliava in fondo al viale alberato.
Le due continuavano a camminare e Marta rimase in silenzio, in attesa che Alice continuasse a parlare: era chiaro che doveva aggiungere qualcosa, come infatti avvenne.
«Avrà sicuramente telefonato all’onorevole Santojanni. Aurora è convinta che quel viscido polipo sia in grado di risolvere ogni problema. Coinvolto com’è fino ai capelli in tutti gli ambienti, ha amicizie ovunque» Alice si pentì immediatamente di essersi sbilanciata con un giudizio così marcato, anche se era davvero ciò che pensava.
«Alfredo Santojanni?» domandò Marta sconcertata, senza notare l’imbarazzo di Alice.
«Sì, proprio lui» rispose Alice «credo che tu lo conosca, è passato tante volte a far visita ad Aurora. Sono amici dai tempi della scuola»
Marta ricordava fin troppo bene il suo primo ed unico incontro con “quel viscido polipo”: era stato durante una delle favolose feste a Villa Cantinari.
Non ricordava come fosse riuscita a salvarsi dai tentacoli untuosi di quell’uomo disgustoso, ma poteva sentire ancora il sollievo provato quando era riuscita a sfuggirgli.
Nonostante il lento incedere, erano ormai vicine alla villa. Entro poco, se Sofia avesse iniziato a chiamare il nonno o la madre, tutti gli abitanti della casa avrebbero saputo che la bambina stava tornado a casa: dalle ampie finestre sulla facciata non potevano ancora averle viste percorrere il viale che costeggiava l’enorme giardino, nessuno si affacciava mai da quella parte.
E invece, proprio dietro quelle finestre qualcuno era in attesa del loro arrivo.
Aveva seguito ogni loro movimento sul lungo viale alberato e attendeva il loro arrivo già da parecchi minuti, tenendole d’occhio attraverso i vetri.
Dal viale nessuno avrebbe potuto vederlo, il sole al tramonto rifletteva i suoi ultimi raggi sui vetri degli ampi finestroni, nascondendo l’uomo alla vista di chiunque si trovasse all’esterno della villa.
«Ero proprio sicuro che avrebbe riportato la bambina a casa, questa Marta è davvero stupida!» disse l’uomo voltandosi verso la donna seduta sul divano.
«Per fortuna quei due idioti mi hanno telefonato prima di fare qualche cazzata!» proseguì lui «pensa che stavano andando alla stazione armati fino ai denti! Lo dicevo che non bisognava fidarsi».
A questo punto la donna alzò lentamente lo sguardo dalla rivista che teneva aperta sulle ginocchia e si volse al suo interlocutore con un ampio sorriso di scherno.
«Hai iniziato a dirlo solo quando la situazione ti è sfuggita di mano, come al solito» lo sguardo che rivolse all’uomo la diceva lunga sull’idea che aveva di lui.
Tuttavia lui rimase impassibile, era abituato a quelle critiche inutili. Non erano queste che lo facevano arrabbiare. Piuttosto si infuriava perché si rendeva conto che, nonostante il prestigio dato dalla sua posizione, aveva un potere limitato su quella creatura affascinate, seduta sul divano a pochi metri da lui. Questo lo mandava letteralmente in bestia. Sapeva bene che darle soddisfazione o magari farla arrabbiare, rispondendole come avrebbe meritato, non avrebbe fatto altro che diminuire ancora di più il suo grado di controllo su di lei e questa era l’unica ragione per cui preferiva ignorare quello sguardo insolente e così seducente.
Non ricevendo soddisfazione per quella che riteneva essere stata una brillante provocazione, la donna cambiò tono «Quindi stanno arrivando?» disse eccitata, per poi aggiungere a voce più bassa «Marta e la bambina?»
L’uomo si accostò alla finestra e rispose «Sono insieme alla zia, alla vecchia gattara»
La donna trasalì. «Zitto! Ma sei impazzito?» disse guardandosi intorno come se da un momento all’altro qualcuno potesse irrompere nella stanza. Dopo essersi assicurata che nessuno li stesse ascoltando, aggiunse «Per quanto non la ritengano tanto intelligente, a nessuno di loro» e a questo punto fece un cenno con la mano volto a comprendere la stanza, la casa, il giardino, la tenuta intera «piace che se ne parli male! La zietta finanzia un bel po’ delle attività di famiglia, lo sai meglio di me!»
L’uomo annuì bruscamente e si voltò verso la finestra, dandole di nuovo le spalle.
Alla fine, con quel tono da maestrina e nonostante i suoi profondi occhi blu, Adelaide era riuscita a farlo incazzare.
La polvere che il vento leggero faceva alzare dal viale partecipava a creare questa atmosfera sospesa, surreale, anche se Marta non ci badava.
In una giornata normale non avrebbe perso tempo a notare questi dettagli, quindi, in un momento come quello presente, era ancora meno disposta a lasciarsi distrarre da queste sciocchezze, assalita com’era dal pensiero che Seamy e Rank dovevano ormai essersi accorti della loro fuga.
L’ansia aveva finito di dilaniarle la bocca dello stomaco e aveva iniziato a morderle le ginocchia che, tremanti, si piegavano ad ogni passo.
Nonostante ciò, Marta continuava a camminare abbastanza speditamente: ora doveva affrontare una lunga serie di problemi. Il primo di questi era senza dubbio il confronto con la famiglia Cantinari e sapeva bene che non sarebbe stato facile, avrebbe pianto, ne era certa.
Subito dopo, nella lista delle cose da affrontare c’era l’opprimente presenza di Seamy, l’uomo che aveva creduto di amare e che era senza dubbio già partito al loro inseguimento.
Marta poteva quasi sentire il fiato di quel mostro senza scrupoli lambirle il collo e con questo pensiero aggrappato alla coscienza, si voltò di scatto per guardarsi alle spalle. Sul viale non c’era nessuno se non Alice Cantinari che arrancava appena qualche passo dietro di lei.
Marta, persa tra i suoi cupi pensieri, aveva quasi dimenticato la presenza dell’anziana signora e a quel punto rallentò il ritmo della sua camminata per lasciarle il tempo di coprire la breve distanza che le separava.
«Ho sempre pensato che fossi una donna forte» disse la donna mentre le si affiancava «e invece hai accettato di partecipare al rapimento di Sofia» continuò guardandola con disprezzo «alla fine, però, ti sei tirata indietro proprio quando le cose cominciavano a mettersi bene per voi. Non capisco».
Il suo sguardo era carico di rimprovero e tanto più i due piccoli occhi azzurri continuavano a rimanere piantati in quelli di Marta, più lei sentiva montarle dentro il disagio.
Marta non riuscì a sopportare ancora a lungo quello sguardo e volse la sua attenzione a Sofia, qualche metro più avanti. La bambina, finalmente libera dalla sua prigionia e ignara dell’ombra cupa di Seamy e Rank che ancora gravava su di loro, correva verso la villa, felice di poter riabbracciare la sua famiglia.
«Non rispondi, eh?» proseguì Alice con un tono sempre più aspro.
«E cosa dovrei dire?» rispose Marta con tono altrettanto sprezzante.
«Potresti cominciare con lo spiegarmi come mai hai cambiato idea. Perché hai tradito Seamy e sei fuggita con Sofia?» il tono di Alice aveva cambiato forma e colore, da gelido e rosso sembrava si stesse lentamente addolcendo, doveva essere stata la presenza del nome di Sofia nella frase.
«Mi è venuto in mente all’improvviso un pensiero» rispose Marta, adeguando il suo tono a quello di Alice «Ho pensato che in fondo serve così poco a far felici le persone e, nonostante sia una cosa così semplice, nessuno lo fa mai. Tutti troppo presi a guardare alla propria di felicità».
Alice si sorprese per questa risposta, evidentemente si aspettava qualcosa di diverso.
Dato il silenzio dell’anziana signora, fu Marta a proseguire.
«Chi è Adelaide Ametisti?»
«Adelaide è una persona che penso possa aiutarti ad uscire da questo pasticcio. È l’unica persona che conosco che abbia ascendente su mio fratello Giorgio. Nemmeno la povera Lara aveva un tale potere» rispose Alice «Prima, però, bisogna sentire che cosa intende fare Aurora» e così dicendo accennò con la testa all’enorme villa che si stagliava in fondo al viale alberato.
Le due continuavano a camminare e Marta rimase in silenzio, in attesa che Alice continuasse a parlare: era chiaro che doveva aggiungere qualcosa, come infatti avvenne.
«Avrà sicuramente telefonato all’onorevole Santojanni. Aurora è convinta che quel viscido polipo sia in grado di risolvere ogni problema. Coinvolto com’è fino ai capelli in tutti gli ambienti, ha amicizie ovunque» Alice si pentì immediatamente di essersi sbilanciata con un giudizio così marcato, anche se era davvero ciò che pensava.
«Alfredo Santojanni?» domandò Marta sconcertata, senza notare l’imbarazzo di Alice.
«Sì, proprio lui» rispose Alice «credo che tu lo conosca, è passato tante volte a far visita ad Aurora. Sono amici dai tempi della scuola»
Marta ricordava fin troppo bene il suo primo ed unico incontro con “quel viscido polipo”: era stato durante una delle favolose feste a Villa Cantinari.
Non ricordava come fosse riuscita a salvarsi dai tentacoli untuosi di quell’uomo disgustoso, ma poteva sentire ancora il sollievo provato quando era riuscita a sfuggirgli.
Nonostante il lento incedere, erano ormai vicine alla villa. Entro poco, se Sofia avesse iniziato a chiamare il nonno o la madre, tutti gli abitanti della casa avrebbero saputo che la bambina stava tornado a casa: dalle ampie finestre sulla facciata non potevano ancora averle viste percorrere il viale che costeggiava l’enorme giardino, nessuno si affacciava mai da quella parte.
E invece, proprio dietro quelle finestre qualcuno era in attesa del loro arrivo.
Aveva seguito ogni loro movimento sul lungo viale alberato e attendeva il loro arrivo già da parecchi minuti, tenendole d’occhio attraverso i vetri.
Dal viale nessuno avrebbe potuto vederlo, il sole al tramonto rifletteva i suoi ultimi raggi sui vetri degli ampi finestroni, nascondendo l’uomo alla vista di chiunque si trovasse all’esterno della villa.
«Ero proprio sicuro che avrebbe riportato la bambina a casa, questa Marta è davvero stupida!» disse l’uomo voltandosi verso la donna seduta sul divano.
«Per fortuna quei due idioti mi hanno telefonato prima di fare qualche cazzata!» proseguì lui «pensa che stavano andando alla stazione armati fino ai denti! Lo dicevo che non bisognava fidarsi».
A questo punto la donna alzò lentamente lo sguardo dalla rivista che teneva aperta sulle ginocchia e si volse al suo interlocutore con un ampio sorriso di scherno.
«Hai iniziato a dirlo solo quando la situazione ti è sfuggita di mano, come al solito» lo sguardo che rivolse all’uomo la diceva lunga sull’idea che aveva di lui.
Tuttavia lui rimase impassibile, era abituato a quelle critiche inutili. Non erano queste che lo facevano arrabbiare. Piuttosto si infuriava perché si rendeva conto che, nonostante il prestigio dato dalla sua posizione, aveva un potere limitato su quella creatura affascinate, seduta sul divano a pochi metri da lui. Questo lo mandava letteralmente in bestia. Sapeva bene che darle soddisfazione o magari farla arrabbiare, rispondendole come avrebbe meritato, non avrebbe fatto altro che diminuire ancora di più il suo grado di controllo su di lei e questa era l’unica ragione per cui preferiva ignorare quello sguardo insolente e così seducente.
Non ricevendo soddisfazione per quella che riteneva essere stata una brillante provocazione, la donna cambiò tono «Quindi stanno arrivando?» disse eccitata, per poi aggiungere a voce più bassa «Marta e la bambina?»
L’uomo si accostò alla finestra e rispose «Sono insieme alla zia, alla vecchia gattara»
La donna trasalì. «Zitto! Ma sei impazzito?» disse guardandosi intorno come se da un momento all’altro qualcuno potesse irrompere nella stanza. Dopo essersi assicurata che nessuno li stesse ascoltando, aggiunse «Per quanto non la ritengano tanto intelligente, a nessuno di loro» e a questo punto fece un cenno con la mano volto a comprendere la stanza, la casa, il giardino, la tenuta intera «piace che se ne parli male! La zietta finanzia un bel po’ delle attività di famiglia, lo sai meglio di me!»
L’uomo annuì bruscamente e si voltò verso la finestra, dandole di nuovo le spalle.
Alla fine, con quel tono da maestrina e nonostante i suoi profondi occhi blu, Adelaide era riuscita a farlo incazzare.

5 commenti:
Particolare il modo in cui è andato avanti il racconto.
Complimenti a tutti.
Io in questo giro non ci sarò, mi spiace.
Ciao, buon proseguimento.
Gianluca
"la vecchia gattara" mi ha ucciso!
:)
Complimenti, comunque.
Ma chi era a scrivere?
e chi prosegue?
baci
Sergio
Adesso credo che tocchi ad alessio. Ga il mio turno dovrebbe essere la settimana prossima, vero? se è così forse posso farcela. ma se è adesso mi vedo costretto a saltaer anche io.
saluti a tutti
Grazie per i complimenti! :)!
anche se rileggendo ho notato che qualcosa stride.. me ne scuso con gli affezionatissimi quattro lettori! :P! La prossima volta farò le cose meno di corsa!
A chi tocca ora? Sono passati ben 7 giorni! cosa accadrà ai nostri personaggi?!?!
Alessio is the next.
We're waiting for him and his brand new chapter.
Stay tuned.
;)
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